Fibrillazione atriale, pazienti sottoutilizzano nuove terapie
Presentati a Roma i dati di un sondaggio, più informazione da parte degli specialisti
Roma, 22 giu. (AdnKronos Salute) - La necessità di una maggiore informazione da parte degli specialisti e un sottoutilizzo delle nuove e più sicure terapie disponibili. Sono due aspetti che emergono da un sondaggio sui pazienti italiani affetti da fibrillazione atriale. Il 52% assume da 5 a 15 compresse al giorno, alcune delle quali assai poco maneggevoli, manifestando una forte esigenza di semplificazione del trattamento. I dati italiani della ricerca europea di OpinionHealth sono stati presentati in anteprima a Roma all'Heart Day, da Daiichi-Sankyo che lancia in Italia il nuovo anticoagulante orale (Nao) in monosomministrazione giornaliera, Lixiana* (edoxaban), che sarà disponibile nelle prossime settimane anche in fascia rimborsabile.
Nonostante ne soffrano 6 milioni di europei, e nei prossimi 50 anni si stima che il numero raddoppierà, la fibrillazione atriale risulta ancora quasi sconosciuta. Il 45% degli italiani intervistati dal sondaggio (condotto su 200 pazienti per ciascuno Paese: Italia, Francia, Germania, Spagna e GB) prima della diagnosi non ne aveva mai sentito parlare e tra quelli che la conoscevano la metà non era però a conoscenza dei sintomi ad essa legati. Questa malattia è considerata una patologia subdola proprio perché spesso asintomatica, in particolare se la frequenza cardiaca non risulta accelerata. Tanto che il 34% dei pazienti non aveva riscontrato alcun sintomo precedente e il 38% di questi non è consapevole del legame tra la fibrillazione atriale e l'ictus, eppure 1 ictus su 5 è causato da questa patologia, proporzione che aumenta significativamente con l’età.
"Per noi era fondamentale ascoltare la voce dei pazienti, capire fino in fondo le loro necessità, perché il focus sul paziente è nel Dna di Daiichi-Sankyo sin dall’inizio della sua storia - ha affermato Massimo Grandi, country manager Daiichi-Sankyo Italia - E da questa ricerca abbiamo avuto conferma che, nonostante i nuovi anticoagulanti orali costituiscano una valida opzione al warfarin, essi sono ancora un’alternativa decisamente sottoutilizzata. E' vero anche – ha proseguito Grandi - che sino ad ora la classe dei Nao non era riuscita ad offrire una soluzione che unisse a efficacia e comodità anche un alto grado di sicurezza. Oggi siamo qui per dimostrare che edoxaban ci è riuscito".
Ad aprire l’incontro 'Heart Day' a Roma è stata Trudie Lobban, fondatrice dell’Associazione internazionale di pazienti (Afa), già parte attiva nella stesura del report europeo sul 'Futuro dell’Anticoagulazione', presentato all'Esc 2015, e giunta a Roma per dare voce al punto di vista dei pazienti, raccontando gli ostacoli e le necessità delle persone affette da questa patologia. Le evidenze scientifiche di due studi, che dimostrano l’efficacia e la superiore sicurezza di edoxaban come trattamento per la prevenzione dell’ictus nella fibrillazione atriale e come terapia a lungo termine per la prevenzione della tromboembolia venosa recidivante, sono state invece presentate rispettivamente da Andrea Di Lenarda, direttore Centro Cardiovascolare ASS1 di Trieste e da Walter Ageno, professore associato di Medicina Interna del Dipartimento di Medicina Clinica e Sperimentale dell'Universita' degli Studi dell'Insubria di Varese.
A confermare i dati del sondaggio sul sottoutilizzo dei trattamenti con i nuovi anticoagulanti orali, e a mettere in evidenza la convenienza che un uso appropriato di queste terapie avrebbe sul nostro sistema sanitario, è stato il progetto Nemawashi, uno studio osservazionale sulla fibrillazione atriale sviluppato e condotto da CliCon Srl, con il supporto di Daiichi Sankyo.
In una prima fase, grazie alla collaborazione di 5 aziende sanitarie locali distribuite sul territorio nazionale, è stato misurato il grado di trasferimento delle raccomandazioni terapeutiche alla pratica clinica, rispetto alla terapia anticoagulante nei pazienti affetti da fibrillazione atriale. In una seconda fase, in un gruppo di regioni distribuite su tutto il territorio nazionale, è stato attivato un monitoraggio periodico volto al miglioramento dell’appropriatezza prescrittiva, intesa come riduzione del gap tra raccomandazioni terapeutiche e pratica clinica, nello stesso ambito.
L’analisi preliminare dei dati ottenuti nella prima fase dello studio mostra che il 72% dei pazienti ai quali è stata raccomandata la terapia con i Nao in realtà non la riceve (inappropriatezza per difetto), mentre dei pazienti trattati con i nuovi anticoagulanti orali, solo un 5% non presenta la raccomandazione terapeutica all’uso di tali farmaci (inappropriatezza per eccesso). Per ciò che riguarda il consumo di risorse sanitarie, invece, il costo medio per anno dei pazienti raccomandati e trattati con i nuovi anticoagulanti orali è sovrapponibile a quello dei pazienti che pur avendo le caratteristiche cliniche per tale trattamento non lo ricevono.
A giugno 2015 edoxaban ha ricevuto l’autorizzazione dalla Commissione Europea per la prevenzione dell’ictus e dell’embolia sistemica in pazienti adulti affetti da fibrillazione atriale non valvolare (Fanv), e per il trattamento e la prevenzione delle recidive di trombosi venosa profonda (Tvp) ed embolia polmonare (Ep). Ad oggi è disponibile in diverse nazioni europee (Germania, Svizzera, GB) e in Corea del Sud, Stati Uniti e Giappone. Ha già ricevuto l’approvazione in Taiwan e Hong Kong e attende l’autorizzazione regolatoria in molti altri Paesi, mentre in Italia la rimborsabilità è prevista nelle prossime settimane.