Costi politica, 'giù indennità parlamentari': arriva in Aula proposta di legge M5S
Roma, 23 ott. (AdnKronos) - Costi della politica e stipendi dei parlamentari. Si preannuncia una settimana infuocata alla Camera, dove domani approda in Aula la proposta di legge che ha come prima firmataria la deputata del Movimento 5 stelle Roberta Lombardi e che punta a dimezzare la misura dell'indennità parlamentare. Un testo che arriva in Assemblea senza il mandato al relatore, dopo che in commissione non è stato possibile raggiungere un accordo su un testo unico sul quale dibattere e votare.
Si inizierà nel pomeriggio con la discussione generale, quindi martedì si potrebbe avere una prima votazione su un eventuale ritorno del provvedimento in commissione, sostenuto da un vasto schieramento di forze politiche. Un'ipotesi destinata ad accendere gli animi, con lo stesso Beppe Grillo che potrebbe essere presente sulle tribune dell'emiciclo per assistere al dibattito, insieme ai simpatizzanti del Movimento disposti a raccogliere l'invito formulato dal leader via web ad assistere alla seduta.
La proposta Lombardi chiede di fissare un ammontare fisso per l’indennità parlamentare, pari a 5.000 euro al mese al lordo delle imposte per dodici mensilità, in pratica circa la metà al netto, con adeguamento ogni anno in base all'indice Istat.
Inoltre viene aggiunto un rimborso delle spese di soggiorno e di viaggio, entro un limite massimo di 3.500 euro mensili, che va a sostituire l'attuale disciplina che prevede due voci separate per diaria e rimborsi. Per accedere a questi fondi occorre far riferimento all’estratto conto di una carta di credito emessa specificamente per questo scopo e le spese devono essere rese pubbliche attraverso la pubblicazione mensile sul sito internet della Camera di appartenenza. Del rimborso per il soggiorno ed il viaggio non possono beneficiare i parlamentari residenti a Roma.
Lombardi propone poi di fissare per legge il rimborso delle spese per l’esercizio del mandato rappresentativo e per la retribuzione dei collaboratori, confermando gli attuali 3.690 euro mensili stabiliti fin qui dall'Ufficio di presidenza di Montecitorio.
Infine la proposta di legge chiede di prevedere per i parlamentari un'indennità di fine mandato analoga al trattamento di fine rapporto dei lavoratori dipendenti; un adeguamento dei rispettivi trattamenti previdenziali; l'applicazione a deputati e senatori, per quanto compatibile, della disciplina relativa ai congedi di maternità, paternità e parentale.
L'istituto dell'indennità parlamentare è previsto dall'articolo 69 della Costituzione, a garanzia del libero svolgimento del mandato elettivo. L'articolo uno della legge n.1261 del 1965 attribuisce agli Uffici di Presidenza delle Camere il compito di determinare l'ammontare della indennità mensile in misura tale che non superi "il dodicesimo del trattamento complessivo massimo annuo lordo dei magistrati con funzioni di presidente di Sezione della Corte di Cassazione ed equiparate".
Rispetto a questo tetto massimo gli Uffici di presidenza di Camera e Senato sono intervenuti negli ultimi anni nella direzione di un contenimento delle spese. Così a Montecitorio l'importo netto dell'indennità parlamentare, corrisposto per 12 mensilità, è pari a 5.246,54 euro, a cui devono poi essere sottratte le addizionali regionali e comunali, la cui misura varia in relazione al domicilio fiscale del deputato. Per quelli che svolgono un'altra attività lavorativa, l'importo netto dell'indennità ammonta a circa 4.750 euro.
A palazzo Madama invece, al netto delle ritenute fiscali e dei contributi obbligatori per il trattamento previdenziale, per l'assegno di fine mandato e per l'assistenza sanitaria, l'indennità mensile è di 5.304,89 euro (5.122,19 per chi svolga attività lavorative), con oscillazioni anche qui determinate dalla misura delle addizionali regionali e comunali.
Ai deputati viene riconosciuta, a titolo di rimborso delle spese di soggiorno a Roma, una diaria mensile di 3.503,11 euro, decurtata di 206,58 euro per ogni giorno di assenza dalle sedute dell'Assemblea in cui si svolgono votazioni con procedimento elettronico.
Sempre alla Camera è previsto un rimborso mensile di 3.690 euro, metà destinato per specifiche categorie di spese che devono essere documentate, come collaboratori, consulenze e ricerche, convegni e attività politiche; l'altra metà forfettariamente.
I deputati infine usufruiscono di tessere per la libera circolazione autostradale, ferroviaria, marittima ed aerea per i trasferimenti sul territorio nazionale. Per gli spostamenti dal luogo di residenza all'aeroporto più vicino e tra Fiumicino e Montecitorio, è previsto un rimborso spese trimestrale pari a 3.323,70 euro, che sale a 3.995,10 euro se la distanza da percorrere dalla residenza all'aeroporto di partenza è superiore a 100 km. Infine rimborso forfetario di 1.200 euro annui per le spese telefoniche.
Al Senato la diaria è pari a 3.500 euro, con decurtazioni per ogni giornata di assenza dai lavori parlamentari. I senatori ricevono poi un rimborso forfetario mensile di 1.650 euro, che sostituisce e assorbe i preesistenti rimborsi per le spese accessorie di viaggio e per le spese telefoniche.
Previsto poi il rimborso spese mensile per l'esercizio del mandato, diviso in una quota di 2.090 euro, sottoposta a rendicontazione quadrimestrale, e in una parte analoga erogata forfettariamente. Infine durante l'esercizio del mandato, i senatori usufruiscono di tessere strettamente personali per i trasferimenti sul territorio nazionale, mediante viaggi aerei, ferroviari e marittimi e la circolazione sulla rete autostradale.
La proposta di legge presentata dalla deputata Cinquestelle Lombardi non è la sola in discussione alla Camera. Guglielmo Vaccaro, del Gruppo Misto, propone di adeguare l'indennità a quella dei parlamentari europei, pari a 8.213,02 euro lordi mensili. Donata Lenzi e Sesa Amici, del Pd, chiedono invece un allineamento con la retribuzione prevista per i sindaci di Comuni con più di 250mila abitanti, pari a 5.784,32 euro lordi. Infine il parametro a cui fa riferimento la proposta presentata dall'ormai ex deputato di Scelta civica Paolo Vitelli è il compenso di 7.106 euro lordi dei professori universitari. E anche Forza Italia sta per presentare una proposta per l'abolizione delle indennità.
Anche queste proposte intervengono poi sulle altre voci di entrata per i parlamentari. Così Vaccaro e Vitelli chiedono di sostituire l'attuale diaria con un'indennità di soggiorno proporzionata alle effettive presenze in Assemblea e nelle Commissioni, che non deve superare i 200 euro giornalieri, escludendo i residenti a Roma e Provincia.
Per Lenzi e Amici occorre invece che la corresponsione del rimborso avvenga dietro richiesta e con presentazione della documentazione che attesti le spese effettivamente sostenute.
Per quanto riguarda invece gli oneri connessi allo svolgimento del mandato, Vaccaro ipotizza l'assegnazione di una quota pari alla metà di quanto previsto per i parlamentari europei (fissato in 4.320 euro) dietro presentazione della documentazione. Per le retribuzioni dei collaboratori verrebbe invece assegnato un fondo pari sempre alla metà di quanto previsto a Strasburgo (l'importo massimo mensile disponibile è pari a 23.292 euro per deputato).
La proposta Vitelli istituisce un fondo per le spese generali connesse con lo svolgimento del mandato e il mantenimento dei rapporti con l'elettorato non superiore a 1.000 euro mensili e un fondo per la retribuzione dei collaboratori parlamentari di 3.500 euro mensili.
Infine Vaccaro chiede che ai membri del Parlamento sia garantito il rimborso delle spese di viaggio sostenute nel territorio nazionale per lo svolgimento del mandato, dietro presentazione della relativa documentazione.
Un principio presente anche nella proposta Vitelli, accompagnato da una disciplina molto dettagliata che tra l'altro obbliga i deputati a scegliere la tariffa più conveniente; ad indicare gli scopi del viaggio che devono essere attinenti all'esercizio del mandato; prevede la stipula di convenzioni di Senato e Camera con vettori e agenzie di viaggio per il pagamento diretto dei relativi oneri da parte dei due rami del Parlamento.