Mattarella a Renzi: dimissioni dopo la manovra
Roma, 5 dic. (AdnKronos) - Congelate le dimissioni del presidente del Consiglio, Matteo Renzi, fino all'approvazione della legge di Bilancio, su richiesta del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Questo l'esito dell'incontro al Quirinale tra il premier e il capo dello Stato.
Il presidente del Consiglio, a seguito dell’esito del referendum costituzionale tenutosi nella giornata di ieri, ha comunicato - riferisce una nota del Colle - di non ritenere possibile la prosecuzione del mandato del governo e ha pertanto manifestato l’intento di rassegnare le dimissioni.
Il presidente della Repubblica, considerata la necessità di completare l’iter parlamentare di approvazione della legge di Bilancio onde scongiurare i rischi di esercizio provvisorio, ha chiesto al presidente del Consiglio di soprassedere alle dimissioni per presentarle al compimento di tale adempimento.
Mattarella: "Democrazia solida, istituzioni rispettino impegni"
Oggi pomeriggio si è svolto un Cdm 'lampo' per le comunicazioni del presidente del Consiglio. Renzi - ha reso noto Palazzo Chigi - in apertura della seduta, ha informato i ministri della sua intenzione di salire al Quirinale ad annunciare le dimissioni, dopo il voto negativo che il referendum costituzionale ha fatto registrare ieri, ed ha ringraziato i titolari dei dicasteri per la collaborazione e lo spirito di squadra dimostrati in questi anni di governo.
Intanto il toto-premier impazza e ogni possibile candidato si porta dietro uno scenario diverso. In pole resta in nome di Pier Carlo Padoan. L'attuale ministro delle Finanze, dalla sua, può vantare una grande credibilità (anche internazionale), un buon rapporto con lo stesso Renzi, un profilo tecnico ma 'stemperato' dall'esperienza degli ultimi due anni che renderebbe il suo esecutivo più impermeabile di fronte alle polemiche politiche.
Scende, nel totonomi, Pietro Grasso. Il nome del presidente del Senato resta non particolarmente gradito a una parte del Pd, i renziani più ortodossi. In più, il momento già difficile suggerirebbe di non stravolgere ulteriormente gli equilibri istituzionali già precari (chi andrebbe a guidare palazzo Madama?).
Il Pd che resta il maggior partito per numeri sia alla Camera che al Senato renderebbe percorribile anche la via di un dopo Renzi sempre targato Nazareno. In questo caso, i nomi spendibili sarebbero diversi. Tra questi, certamente il ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni, stimato da tutte le anime interne del Pd e ben attrezzato politicamente (al netto delle indiscusse doti diplomatiche) per affrontare la fase delicata.
Continuando a pescare nel Pd, nel totonomi resta il ministro delle Infrastrutture, Graziano Delrio: grande mediatore, ottimo feeling con il Quirinale, stretto rapporto con lo stesso Renzi, anche se in passato non sono mancate le distanze tra i due. Ottimo profilo vanterebbe poi Dario Franceschini, secondo molti il traghettatore perfetto. Molto vicino al capo dello Stato, il ministro della Cultura è sempre stato in prima fila nelle crisi degli ultimi anni per trovare le soluzioni istituzionali più 'ragionate'. Sembrerebbe impraticabile, invece, l'ipotesi di affidare il governo a un nome riconducibile al giglio magico, come Maria Elena Boschi o Luca Lotti. Se, come potrebbe essere, Renzi decidesse di rilanciare la sua sfida politica dal Pd i suoi fedelissimi resterebbero al suo fianco.
Paiono, infine, davvero complicate soluzioni legate a 'assi' da tirare fuori dal mazzo a sorpresa, a partire da quelli di Romano Prodi o ancora di più di Giuliano Amato.