Berlino, continua caccia ad Amri: appiccò incendio a centro accoglienza Lampedusa
Berlino, 22 dic. (AdnKronos/Dpa) - Continua la caccia ad Anis Amri, il tunisino ricercato per l'attentato di Berlino. Le sue impronte digitali sarebbero state ritrovate sulla portiera del camion usato per l'attacco. E' quanto riportano diversi media tedeschi.
Nel frattempo le autorità preposte alla sicurezza in Germania avrebbero ricevuto informazioni secondo il 24enne si sarebbe offerto con esponenti degli ambienti islamisti di compiere un attentato suicida. Stando alla notizia, riportata da Der Spiegel, l'offerta di Anis Amri sarebbe emersa da precedenti indagini.
La madre del sospetto dal canto ha lanciato un appello al figlio perché si consegni alle autorità tedesche. "Se dietro gli attacchi ci fosse mio figlio, lo ripudierei", ha dichiarato Nour al-Huda, in un'intervista al giornale tunisino al-Chourouk. "Ho parlato con lui giorni fa. Mi ha mandato regali e denaro", ha aggiunto la donna, spiegando che il figlio voleva rientrare in Tunisia per risolvere le questioni legate allo status legale nel suo paese di origine.
Intanto sulla permanenza del tenusino in Italia, si scopre che aveva appiccato un incendio al centro d'accoglienza di Lampedusa quando era ancora minorenne. E' quanto emerge dalle carte della Procura di Agrigento che all'epoca aveva coordinato l'inchiesta che aveva portato in carcere 4 persone. Tra loro c'era proprio Anis Amri, che all'epoca, il 20 settembre del 2011, non aveva ancora raggiunto la maggiore età. Era stata la Procura dei Minori di Palermo a coordinare l'indagine nei suoi confronti.
Quel giorno un incendio di vaste proporzioni era scoppiato nel centro d'accoglienza di Contrada Imbriacola a Lampedusa, dove erano ospitati circa 1300 immigrati tunisini. Circa 800 gli immigrati che erano riusciti a fare perdere le loro tracce ma 400 erano poi stati rintracciati dai carabinieri vicino al molo Favaloro, gli altri in vari luoghi dell'isola. La nube di fumo che si era sollevata dal rogo aveva investito anche il centro abitato, arrivando fin sopra l'aeroporto che era stato momentaneamente chiuso. Dopo pochi giorni vennero arrestati dalla Squadra mobile 11 persone, tra cui 4 accusati proprio del rogo. E tra loro c'era il giovane tunisino che poi venne rinchiuso, dopo avere raggiunto la maggiore età, all'Ucciardone e successivamente a Enna. Poi il viaggio in Germania. Con un decreto di espulsione in tasca. Qui, come dice oggi il fratello ai media tedeschi, si sarebbe radicalizzato. Fino alla strage di lunedì al mercatino di Natale.
La procura federale tedesca ha invece smentito le notizie secondo cui 4 persone sarebbero state arrestate durante un blitz antiterrorismo a Dortmund.