Roma, 6 feb. (AdnKronos) - "Guardare pragmaticamente agli interessi nazionali italiani, ai possibili effetti su di noi, prioritariamente economici, ma anche indirettamente geopolitici, è quello su cui si dovrebbe riflettere all'alba dell'elezione del Presidente Trump invece di dibattere soltanto su questioni di politica interna di altri Paesi su cui comunque dovremmo restare meri spettatori". Così l'avvocato Nunzio Bevilacqua, giurista d'impresa ed esperto economico internazionale. "In questo momento storico in cui l'Europa sta prendendo posizioni sempre meno unitarie, sul crepuscolo di un multilateralismo dimostratosi difettoso e il rischio di un'ennesima imposizione tedesca, questa volta di 'Unione a due velocità' che si rappresentata con sempre maggiore plasticità, occorre 'individualizzare' ancor più 'bilateralmente' i nostri rapporti con la nuova Presidenza Usa cercando di scindere le questioni economico-commerciali tra i due Paesi dalle scelte di politica interna su cui ognuno resta sovrano", spiega. "L'avvento di Trump, osteggiato, anche mediaticamente, da grandi entità che preferivano un 'consolidato ordine economico', se da una parte paleserà il fallimento di una visione imperfetta di Europa, indebolendo in primis la Germania, potrebbe darci oltre ad una maggiore centralità geopolitica nel mediterraneo, accordi commerciali sul Made in Italy frutto di buone relazioni e, molto probabilmente, su medio termine ed euro permettendo, maggiore competitività rispetto a partner europei con produzioni similari alle nostre", prosegue Bevilacqua. "I prodotti di qualità delle nostre Pmi oltre ad essere molto apprezzati, non sono fortunatamente avvertiti dagli Usa come potenziali, dunque da osteggiare, concorrenti diretti di loro prodotti interni e potrebbero essere inoltre tra i primi a beneficiare, con l'alimentare in testa, della distensione dei rapporti commerciali tra Usa e Russia", aggiunge l'esperto. Conclude Bevilacqua: "il gioco oggi è definitivamente cambiato e non ci resta che prenderne atto; con il fallimento di un 'mondialismo' senza correttivi, la nostra diplomazia dovrà fare in modo di consolidare con gli Stati Uniti dei canali di negoziazione, a più livelli, indipendenti da un'Europa, non più riconosciuta, internamente e a livello internazionale, come esponente di sintesi delle singole istanze economiche dei Paesi membri".