Palermo, 13 mar. (AdnKronos) - Si sono svolti in una chiesa semivuota i funerali di Marcello Cimino, il clochard 45enne bruciato vivo nella notte tra venerdì e sabato a Palermo. Presente anche il sindaco Leoluca Orlando, seduta in terza fila con alcuni parenti della vittima. Nell'omelia, celebrata da padre Cesare Rattoballi, è stata ricordata la figura della vittima. Ma il prete ha anche puntato il dito contro la povertà e le difficoltà che incontrano molte persone nello "sfamare la propria famiglia". "Palermo è alla fame", denuncia padre Cesare. E parla dei raccoglitori di ferro e dei posteggiatori o dei venditori ambulanti. "E' stato proibito ai raccoglitori di ferro di raccogliere il ferro, giusto, ma il legislatore si è chiesto come possono vivere? Perché non dargli una licenza?". "Bisognerebbe creare una equipe per salvarli - ammonisce il religioso - ci sono molte realtà da aiutare". Ma ha anche puntato il dito contro "l'indifferenza" e "la burocrazia". "Parlo alle nostre coscienze, perché a Marcello abbiamo tolto la dignità, abbiamo tolto la vita", dice don Cesare Rattoballi. E ancora: "Cosa ne abbiamo fatto di Marcello? Ne abbiamo fatto una torcia umana. Ma Dio avrà pietà di Marcello e della sua terribile morte". Le file di lato e le ultime file della Chiesa dell'Annunciazione del Signore, in via Verdinois, nella zona di Medaglie d'oro, sono praticamente vuote. Ieri il prete, parlando della vittima aveva detto: "Marcello Cimino era una persona tormentata ma buona. Molti qui abbiamo cercato di aiutarlo, senza riuscirci. Siamo addolorati per quello che è accaduto". Qualcuno dei presenti alla messa ha ribadito la rabbia per l'assassino di Cimino, gridando verso le telecamere: "Deve fare la stessa fine di Marcello! Nemmeno gli animali si trattano così". Oggi verrà interrogato in carcere a Palermo Giuseppe Pecoraro, il benzinaio di 45 anni che ha confessato di avere bruciato vivo Cimino. Già sabato sera, dopo l'arresto, parlando con gli uomini della Squadra mobile aveva detto di avere agito "in un momento di follia" mostrandosi pentito per quel gesto. "E' stato un raptus, non lo rifarei. Mi pento", aveva detto al termine dell'interrogatorio Giuseppe Pecoraro. Un pentimento arrivato solo dopo che gli uomini della Squadra mobile, guidati da Rodolfo Ruperti, gli hanno mostrato le immagini del video in cui si vede l'uomo che getta addosso la benzina al clochard. Pecoraro, durante l'interrogatorio, ha detto che con Cimino c'era un rapporto di conoscenza. "Era venuto pure a casa mia, alla Zisa, a mangiare, qualche volta - ha detto Pecoraro, che è difeso dalle avvocate Carolina Varchi e Brigida Alaimo - Pure i miei genitori lo conoscevano". Ma la sera prima del delitto Pecoraro e Cimino sarebbero arrivati alle mani per gelosia. Perché il benzinaio temeva che Cimino gli insidiasse la donna con cui aveva una relazione. Intanto, l'avvocato Giuseppe Giamportone si è detto disponibile di assistere gratuitamente le figlie e la moglie di Cimino. L'inchiesta è coordinata dal Procuratore aggiunto Claudio Corselli e dai pm Maria Forti e Alfredo Gagliardi. Intanto ieri sera in centinaia hanno partecipato alla fiaccolata organizzata per ricordare la vittima. Prima della fiaccolata, le centinaia di persone presenti si sono radunate nella Chiesa dei Cappuccini dove padre Domenico Spatola ha voluto ricordare la figura di Marcello Cimino. Presenti la ex moglie, Iolanda, e le due figlie minorenni. Oltre al sindaco Leoluca Orlando, il vicesindaco Emilio Arcuri e diversi assessori, tra cui Giovanna Marano, Andrea Cusumano. "ci speravo che venisse tanta gente", ha detto padre Spatola ai giornalisti. "Penso che sia un segno di coscienza civica, collettiva dinnanzi a un fatto che ci ha letteralmente costernati, qualcosa di orripilante pensare di uccidere un uomo inerme, senza dargli la possibilità di una replica. E' il senso del niente. Chi fa questo non ha niente nella mente, il vuoto. Arrivati sotto i portici, luogo dell'omicidio, c'è stato un lungo applauso al nome di 'Marcello', mentre le due figlie minori di Cimino hanno appeso una lettera aperta al padre: "Ciao vita mia del mio cuore - scrivono - Permettici l'ultima volta di salutarti. Non pensavamo che ci lasciassi così presto, non pensavamo che finisse così. Mi manchi da morire vita mia anche se ne abbiamo passate tante rimarrai il mio amico, vero amore, il mio uomo, il mio Re. Ti porteremo per sempre nel nostro cuore. Proteggici da lassù, ma soprattutto dacci la forza per andare avanti papà. Ti amiamo più di ogni altra cosa al mondo". Il sindaco Leoluca Orlando, che prima della fiaccolata ha a lungo parlato con i familiari di Marcello Cimino, ha ribadito che il Comune "si costituirà parte civile nel processo che ci sarà". E sulla presenza di tante persone, il primo cittadino ha detto: "E' la condanna per un atto di violenza disumana". Intanto stasera, alle 21, l'arcivescovo Corrado Lorefice parteciperà a un momento di raccoglimento nella chiesa dei Cappuccini.